di Mario Manfredi
L’epilessia, i disturbi del movimento e i dolori neurogeni sono malattie neurologiche, ed è perciò utile possedere qualche nozione generale sulla patologia neurologica. Il seguente compendio vi offre questa possibilità.
Campo d’azione della neurologia sono le malattie organiche del sistema nervoso centrale e periferico e dell’strong>apparato muscolare. La neurologia è nata nella seconda metà del 1800 quando acuti osservatori (citiamo Babinski, Broca, Charcot, Mingazzini) si accorsero che molte alterazioni del movimento, della parola e delle attività intellettive erano provocate da lesioni del sistema nervoso che interrompevano i circuiti nervosi.
In generale, i sintomi neurologici possono essere negativi (la perdita di una funzione per l’interruzione di un circuito: per esempio la paralisi nelle lesioni delle vie piramidali o la perdita dell’equilibrio nelle lesioni del cervelletto), positivi (la comparsa di un nuovo assetto dopo l’interruzione di una via ad azione inibitoria: per esempio la spasticità muscolare nelle lesioni del midollo i movimenti coreici nelle lesioni dello striato) o irritativi (il funzionamento eccessivo di una zona del tessuto nervoso: per esempio la crisi epilettica nelle lesioni della corteccia cerebrale o il dolore della nevralgia del trigemino). È bene ricordare che tutte le vie nervose, ascendenti e discendenti, si incrociano, e che l’emisfero destro dell’encefalo si occupa di quanto avviene nella metà sinistra del corpo e nello spazio posto a sinistra. Gli emisferi del cervelletto invece, a causa di un doppio incrociamento, coordinano i movimenti della metà del corpo dello stesso lato, mentre nel midollo sono presenti fasci già incrociati e fasci che si devono ancora incrociare, provocando curiose ripartizioni dei sintomi.
Il neurologo affronta il malato raccogliendo in maniera dettagliata la storia clinica. La maggior parte delle diagnosi si pongono attraverso l’anamnesi: fondamentale è per esempio la esatta ricostruzione del decorso temporale dei sintomi. Sottopone poi il paziente a un esame obiettivo basato sulla semeiotica clinica e diretto a esplorare le funzioni (e quindi i circuiti) del sistema nervoso. L’esame clinico mantiene, anche in questa era ipertecnologica, la sua validità, poiché consente di identificare in via presuntiva la sede e la causa della lesione e orienta verso la scelta delle indagini. Il neurologo indirizza poi il paziente a esami strumentali, per confermare e specificare la localizzazione e la natura del disturbo, e porre diagnosi di una patologia neurologica. Stabilisce infine la terapia, che si scontra con un carattere di fondo del tessuto nervoso centrale, e cioè la sua estrema specializzazione funzionale e la scarsa capacità di rigenerare. La terapia mira quindi a prevenire il danno (come nelle malattie vascolari e nella sclerosi multipla), a fornire sostanze sostitutive di metaboliti mancanti (come nella malattia di Parkinson) o a regolare l’eccitabilità del tessuto (come nell’epilessia). Fondamentale l’apporto della neurochirurgia, che ha mostrato un formidabile sviluppo attraverso il raffinamento delle tecniche tradizionali e l’uso di tecniche innovative (radiochirurgia, chirurgia endovascolare, microchirurgia). Notevole è l’importanza delle tecniche riabilitative, per sfruttare al massimo le capacità residue e favorire il ripristino dei circuiti nervosi lesi in maniera incompleta o reversibile.
Questo compendio della neurologia è suddiviso in tre parti: